Maggio 2021

Un bambuseto alle porte di Ferrara per proporre un modello di economia alternativa dalla spiccata attitudine green, che permetta di ridurre i consumi di plastica e restituisca ossigeno all’ambiente.
È l’idea che ha ispirato Paolo Bruschi, un passato da top manager in ammiraglie del capitalismo italiano, e ora felice imprenditore dal pollice verde, sedotto dalle innumerevoli qualità del bambù. Seduzione che ha attecchito e sta crescendo sotto forma di bosco alle porte di Ferrara: 3 ettari e mezzo coltivati a Moso, tipologia di bambù gigante, e Dulcis, più piccolo e dedicato alla produzione di germogli, per un progetto che porta il nome della principessa di Atlantide Kida e che in autunno sarà esteso di altri 4 ettari piantati a Madake, varietà di grandi dimensioni e molto legnosa. Un percorso step by step, animato dall'ambizioso obiettivo di arrivare a 180.000 mila piante nel giro di 5 anni.


“Il bambù è l’unica grande alternativa alla plastica - spiega Bruschi - perché ha durezza, elasticità e malleabilità. Per questo può essere usato per fare quasi tutto quello che viene fatto con la plastica, e inoltre i suoi germogli non solo sono buonissimi, ma anche tra gli alimenti più utili in un’alimentazione sana”.
A renderlo ancora più alleato dell’ambiente e di uno stile di vita sano e naturale, contribuisce poi la sua straordinaria capacità rigenerativa. “È una delle piante al mondo che assorbe più CO2, più di un bosco normale - precisa Bruschi - anche perché in un ettaro arrivano ad esserci, dopo 5 anni, 30mila piante. Incamera quindi molta CO2 e restituisce molto ossigeno, il 35% in più di un albero importante”.
Se si considera infine che la coltivazione del bambù non necessita di prodotti chimici, ha tempi di crescita estremamente rapidi e ha una vita media di 100 anni, è possibile percepire ancora meglio la simbiosi tra sostenibilità e imprenditoria che anima il progetto.
“L’obiettivo - prosegue Bruschi - è unire l’agricoltura, anche attraverso la coltura di altre piante come il mais antico, a un’attività economica che sia anche ambientale. Ho voglia di fare qualcosa che sia da una parte un ritorno alle origini e alla terra, e dall’altra si colleghi a un mondo che sta cambiando e ha bisogno di un’imprenditoria green nella direzione del rispetto dell’ambiente e della biodiversità. Sono convinto che il bambù risponda a tutte queste caratteristiche”.


Da anni anche SANA, salone internazionale del biologico e del naturale, costituisce l’occasione per fare il punto, tra le altre cose, sulle molteplici qualità green del bambù e le svariate opportunità di impiego di questo materiale in molteplici campi produttivi e merceologici. La 33esima edizione dell’evento, in svolgimento dal 9 al 12 settembre 2021 presso il Quartiere fieristico di Bologna, sarà un’importante vetrina per presentare e dare valore alle ultime tendenze in materia.

 

Leggi l’intervista a Paolo Bruschi su Repubblica

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